CONTATTI; mailto:info@mostrapontecalatravavenezia.it. - FilippoMariaLeonardi©
professor Italo Zannier
Le 111 fotografie raccolte nel libro sono solo una parte delle 30.000 da me eseguite tra il 2004 e il 2009 e hanno lo scopo di raccontare la trasformazione di un luogo e di mostrare tutto quello che lo ha reso diverso dal suo passato. Queste immagini documentano le diverse fasi della costruzione del ponte sia nei cantieri di Venezia, sia nei diversi luoghi di produzione e assemblaggio dei numerosi pezzi.
Le lavorazioni in opera sono procedute parallelamente a quelle fuori opera, le fabbriche coinvolte molte: la fabbrica delle parti metalliche per la realizzazione delle strutture in acciaio, quella del marmo per il taglio e levigazione della pietra d’istria, quella del vetro per l’intaglio e l’assemblaggio di gradini e parapetti. Oltre a queste ve ne sono state altre ancora che, pur viste nelle mie 239 giornate di riprese, non posso qui minuziosamente elencare. L’acciaio, trasportato a Marghera, ha dato forma al ponte, forma che da qui è partita, ha attraversato il Canal Grande, per essere montata e diventare finalmente l’ossatura definitiva del ponte. In seguito sono stati posati i gradini, composti da un misto di acciaio, pietra e vetro, quindi il collaudo, le ultime rifiniture e l’apertura l’11 Settembre 2008 del “Ponte della Costituzione”. Il mio lavoro mostra inoltre come il manufatto diventi parte vitale della città ovvero, come e da chi venga utilizzato. Alcune immagini giocano con la storia della fotografia veneziana. Ho cercato di ritrovare il medesimo punto di vista dal quale Ferruccio Leiss negli anni ’50 del novecento ha fotografato la parte est del ponte di Rialto, per usare lo stesso punto di vista nel fotografare il passaggio del nuovo ponte sotto il vecchio. Se Leiss ha sfidato le emulsioni fotografiche io ho portato i sensori digitali al limite per congelare il movimento a colori di notte. Il mio scopo è stato quello di raccontare la storia della costruzione del ponte e, dall’altra, di farlo ca- pire ed apprezzare sia a quelli che non lo hanno mai visto, sia a quelli che, pur vedendolo, non hanno mai colto alcuni interessanti aspetti. Attraverso il mezzo fotografico ho cercato di rappresentare uno spazio a quattro dimensioni; la luce e le ombre mi hanno permesso di dare tridimensionalità alla foto che invece è a due dimensioni, mentre, le serie fotografiche mi hanno aiutato a rappresentare l’effetto temporale. A volte la mia ricerca si è articolata come un progetto architettonico, ho guadato il cantiere di Marghe- ra dall’alto e via via sempre più da vicino, questo, per far capire la collocazione spaziale del cantiere, ma anche per focalizzare il successivo percorso dei conci. Anche se molte immagini si soffermano sugli aspetti tecnico-costruttivi, credo dovute alla mia forma- zione di architetto, non ho mai tralasciato di mostrare gli operai che hanno prestato la loro opera per la realizzazione del ponte, e questo credo sia dovuto anche alla mia visione del reale, orientata alla fotografia di reportage, maturata alla Magnum Photo di New York, quindi sviluppata nei servizi foto- grafici pubblicati nelle diverse riviste per le quali collaboro. Il risultato che ho cercato di raggiungere è stato quello di realizzare proprio un reportage di architet- tura allo scopo di raccontare il luogo dove l’uomo deve essere la misura felice ...di quello che per lui viene costruito. Infine, credo di aver spesso cercato di sfruttare le caratteristiche peculiari del mezzo fotografico per ottenere delle immagini esteticamente accattivanti, significative dal punto di vista tecnico, e spero talvolta, emozionanti.
Filippo Leonardi